Oggi su Wlibri recensiamo Salto d’ottava, romanzo del 2010 di Antonio Paolacci, edito da Perdisa.
Titolo: Salto d’ottava
Autore: Antonio Paolacci
Editore: Perdisa Pop
Anno: 2010
Trama in sintesi:
È la parodia di un ragazzo. Fantoccio deforme, sporco di se stesso, adagiato nella polvere bagnata, ma soprattutto immobile, e questo sì che è strano: Chiunque sia, non muoverà più un dito, mai più, ha finito di svegliarsi la mattina, ha finito di allacciarsi le scarpe. E siccome gli somiglia – stessa taglia, stesso modo di vestire – allora ecco cosa fa la paura più del sangue e delle altre schifezze: l’identità del morto.
Un uomo e un ragazzo. Ventiquattro ore per entrambi. Un cadavere di adolescente in una fabbrica abbandonata.
L’uomo è un produttore cinematografico preda di una strana forma di smarrimento. È un uomo che ha atteso, che attenderà fino all’ultimo istante.
Il ragazzo è un sedicenne affascinato dalla cultura dello skateboard. Quando s’imbatterà nel cadavere di un suo coetaneo, sarà l’inizio delle domande. Omicidio? Incidente? E scoprirlo, importa davvero? Sullo sfondo, una sessualità vissuta di nascosto: incontri anonimi, trasgressione e prostituzione s’incrociano a un’eloquente poetica delle persone qualunque.
Sono appena 116 pagine, ma è una lettura pregna di significati, che ti lascia perplesso e ti costringe a rileggere, e pensare, ma così tanto come se di pagine ne hai letto almeno 1116, tanti sono i contenuti e le riflessioni che riesce a stimolare. Anche il linguaggio è decisamente personale, frutto di un notevole e innovativo esercizio letterario. Terminata la lettura si è costretti a ricercare la chiave idonea per acciuffarne appieno il suo contenuto, quindi si è obbligati a rileggerlo. Una volta aperte tutte le serrature ci si rende conto che si è davanti ad una vera e propria opera letteraria. Una di quelle meritevoli di essere riletta, analizzata, commentata e ricordata a lungo.
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